D24 la regina della serie Sport

La D24 è senza dubbio la Sport che ha dato a Lancia le migliori soddisfazioni per i successi ottenuti. La tecnica di costruzione e la velocità di realizzazione ed evoluzione dalla D20 alla D25, la mette in capo alla classifica delle vetture più avanzate del suo settore. Dietro lo sviluppo di questi bolidi sportivi c’è un mero motivo di marketing oltre che la volontà di Gianni Lancia di togliersi lo sfizio del successo nelle corse. Suo padre Vincenzo se lo tolse in veste di pilota, Gianni vuole farlo da costruttore ed imprenditore. Intende avere sempre un’eccellente immagine per le vetture di serie grazie alla proverbiale qualità delle sue Lancia in commercio ed altrettanto intende fare con la sua attività sportiva.

Vincenzo Lancia, valido pilota prima che audace imprenditore

Ormai sappiamo bene che genere di crisi economica stia vivendo Lancia all’inizio degli anni ‘50 e sappiamo altrettanto bene che sacrifici deve fare e quali sofferenze deve passare per stare al passo della concorrenza, seppur con molte risorse in meno a disposizione. Gianni Lancia deve trovare un coniglio nel cilindro per poter dare una svolta alla sua azienda ed è naturale pensare che non sia sufficiente continuare a produrre vetture di serie così come ha sempre fatto. Se aiuti dall’esterno non ne arrivano, serve un’altra idea e Gianni ha avuto quella del ritorno di immagine dai successi sportivi.

Lancia D24, la serie D di maggior successo

Le forze ingegneristiche impiegate danno frutti fin da subito. Certo, le serie D Sport hanno all’inizio i normali vizi di gioventù e ricordiamo anche che la capacità tecnica di Jano fa da contraltare con un’inesperienza sul campo delle corse. Tutto sommato gli entusiasmi sono alle stelle e Lancia si fa tanto amare anche all’estero. In campo sportivo persiste l’imposizione di Gianni Lancia su uno stile di alto livello. Sarà sì vero che l’abito non fa il monaco, ma Lancia l’abito ce l’ha bellissimo… Di facciata la Squadra Lancia è una realtà ben organizzata e strutturata. Anche il camion bisarca, disegnato dalla carrozzeria Garavini su telaio Esatau P V.30, appare avveniristico, massiccio e filante e porta i colori della Casa Torinese. Non esistono carretti che possano portare in giro i bolidi da corsa… ogni partecipazione deve avvenire in grande stile. I meccanici sono dotati di tute di lavoro d’ordinanza, tutte uguali, e al loro fianco sono presenti i tecnici specializzati della Marelli, Pirelli, Weber e Sabif.

Il futuristico camion bisarca, disegnato dalla carrozzeria Garavini su telaio Esatau P V.30, in trasferta per il GP in Spagna, 24 ottobre 1954.
Camion bisarca Squadra Corse Lancia

C’è perfino uno specialista che realizza le scritte dei numeri sui cofani e le portiere e talvolta, per agevolare i meccanici nel riconoscimento più immediato dell’equipaggio, traccia vicino al numero anche le prime due lettere del cognome del pilota (AS per Ascari, CA per Castellotti, VA per Valenzano e così via). Pasquarelli, direttore sportivo, e Motto, cronometrista ufficiale Lancia, sono sempre presenti con le loro dotazioni di misura e portadocumenti in pelle. Poco importa che al Reparto Corse a Torino i tecnici debbano fare miracoli estirpando organi da vetture già sfruttate per revisionarli e trapiantarli su quelle nuove. L’importante è apparire e la prima a documentare cotanta magnificenza è la stampa, sia italiana che estera, la quale mette in soggezione gli avversari e ammalia potenziali clienti. Il ritorno di immagine è importante ed il sacrificio e l’impegno profuso da tutti gli uomini Lancia e ben ripagato. Bonetto, Taruffi, Fangio, Ascari, Bracco, Maglioli, Valenzano, Villoresi, Castellotti sono i migliori piloti in circolazione e Lancia li ha tutti fra le sue fila… e professionisti di tale calibro hanno a disposizione vetture sempre perfette e ben verniciate, con una linea accattivante. Questi gioielli spiccano bene in mezzo ad altre macchine che presentano sempre qualche rattoppo o bozzo sulle lamiere frutto di qualche toccata nelle precedenti gare. A tenere testa a questo stile è il solo colosso tedesco delle Mercedes.

La D24 di Ascari durante le operazioni di trasporto per la Mille Miglia del 1954

Sempre a beneficio dell’immagine è assolutamente tassativo non usare targhe prova e anzi… le macchine, usate e sfruttate ma risistemate a nuovo, vengono regolarmente reimmatricolate per avere sempre targhe nuove e con numeri sequenziali. Una vera genialata che fa pensare a tutti, concorrenti, avversari e potenziali clienti, che le vetture da corsa siano sempre nuove e preparate e allestite apposta per ogni gara. Tutti credono che in Lancia ci sia uno schieramento di vetture Sport nei garage del Reparto Corse. In realtà, i poveri tecnici in officina mescolano sempre i pezzi delle solite vetture, le quali, a seconda delle necessità, vengono ripunzonate su telaio e motore per ottenere quanto richiesto dall’ignara Motorizzazione. I tecnici sono così avvezzi al meccanismo che un cambio di macchina ad Ascari viene fatto dopo la punzonatura ufficiale per la Mille Miglia del ’54. Il pilota milanese non si sente a suo agio sulla vettura preparata apposta per questa gara, preferendo il muletto… ecco che così, nella rimessa dell’albergo, vengono trapiantati e ripunzonati motore, cambio e telaio oltre che sostituiti gli altri organi necessari, completando il lavoro con lo spostamento anche dei piombini originali di verifica… senza manomissioni.

Lancia fa la regina , le sue linee sono un connubio fra eleganza e sportività, l’immagine è di una massiccia realtà automobilistica

Dopo questa gara una D24 viene demolita per danni irreparabili, mentre le altre tre vetture schierate verranno trasformate in D25. Di qui Lancia se ne esce con un nuovo gioco di prestigio… due vetture possono essere identificate ciascuna da 2 targhe a seconda che montino il motore D24 oppure D25. Il vano motore, infatti, è adeguatamente modificato per contenere sia il vecchio motore che il nuovo 3750 cm³ del D25. A quel tempo, tutto appare perfettamente in regola e gli incartamenti eseguiti in maniera insindacabile. Solo in tempi recenti, con una specifica ed accurata analisi metalloscopica che impiega particolari acidi e reagenti, si sono scoperti gli altarini. La prima analisi è stata eseguita sulla vettura donata da Gianni Lancia al Presidente dell’Argentina Juan Domingo Peron e ritornata in Italia grazie ad un collezionista. Il test rileva sotto l’attuale telaio 0005, un altro numero non ben identificato e di nuovo un 0005 precedente. Il secondo test, praticato sulla D24 custodita al Museo dell’Automobile, rileva sotto all’ultimo 0002, il 0006 della vittoriosa Mille Miglia e il glorioso telaio 0004 della vittoria di Fangio alla Carrera Panamericana.

Manifesto che celebra la tripletta della Lancia alla Carrera Panamericana del 1953
Manifesto tutto per l’eroe della gara messicana, Juan Manuel Fangio
Juan Manuel Fangio, vincitore della Carrera Panamericana del 1953

Recenti confidenze da parte dei tecnici Lancia di allora, spiegano anche altri motivi per queste punzonature, uno dei quali è per ragioni psicologiche. La D24 numero 0002 della tragedia alla Carrera Panamericana viene ripunzonata con il 0005. Infatti, nessuno dei piloti, vorrebbe mai sedere nell’abitacolo della vettura in cui trovò la morte l’amico e collega Felice Bonetto. Alberto Ascari è il più superstizioso e sicuramente lui, su questa vettura, non ci è mai più salito. Gli altri probabilmente sanno o immaginano, ma ignorano e vagheggiano nell’alone di incertezza e di dubbio che la nuova 0005 sia la 0002, senza mai appurarsene per scaramanzia.

Lancia ha sempre cercato di ottenere i migliori risultati con il minimo sforzo economico. Prova ne è che le poche vetture D-Sport arrivate ad oggi, montano ancora alcuni componenti originali punzonati con la sigla D20. I protagonisti ancora superstiti di quelle eroiche avventure, hanno confidato qualche decennio fa a Guido Rosani, il quale poi ne ha fatto un importante libro, che per effettuare determinate torniture e rettifiche ai perni del semiasse per la D25 hanno dovuto “modificare una costosa macchina utensile appositamente per questa lavorazione”, ottenendo però, con questo sacrificio, una soluzione che poi adotterà anche Ferrari fino ai primi anni ‘70 scoprendola dopo aver ricevuto da Lancia la D50 per la F1. Dal 1952, quando Gianni Lancia e la sua squadra di tecnici e progettisti del Reparto Esperienze, hanno deciso di dare vita alla Lancia Sport serie D, fino al 1954 con le ultime gare disputate da Castellotti, sono stati fatti lavori eccezionali in rapidissima evoluzione.

Valenzano impegnato in gara

La scarsa esperienza in campo agonistico ha un po’ pagato in termini di spreco di energie, tuttavia compensata dall’alta capacità tecnica. La D20, nata con un motore da 3 litri, appare subito svantaggiata rispetto ai concorrenti. La D23 diventa spider con un motore da 3300 cm³ evoluto fino al massimo possibile. La D24 si migliora in termini di competitività ed affidabilità e conquista i maggiori successi nelle competizioni. La D25 è l’ultima evoluzione che con i dovuti accorgimenti telaistici, permette l’alloggiamento di un motore da 3750 cm³. La rapidissima impennata di evoluzione della serie D-Sport, viene interrotta per dedicare tutte risorse al progetto D50 che competerà in F1. Gianni Lancia e la sua squadra ottengono dai loro talentuosi piloti ben 14 vittorie assolute con Maglioli, Bonetto, Castellotti, Fangio, Ascari, Taruffi e Villoresi e 23 podi in totale su 29 gare disputate.

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