Lancia entra nelle corse e nasce l’elefantino al galoppo

Lancia, si sa, è sempre stata immagine e icona di vettura elegante e lussuosa oltre che sportivamente vincente. È praticamente sempre impegnata in competizioni perché l’agonismo ce l’ha da sempre nel DNA, forse forgiato da Vincenzo Lancia che è stato un ottimo pilota prima ancora che collaudatore e costruttore.

Vincenzo Lancia su Fiat in partenza da Borgo Panigale per il Circuito di Bologna del 1908
Vincenzo Lancia su Fiat in partenza da Borgo Panigale per il Circuito di Bologna del 1908

Merito forse anche della risonanza mediatica, le prime vittorie altisonanti della Lancia vengono affiancate alla Lancia Aurelia B20, ma prima ancora Lancia è protagonista di molte altre vittorie. La curiosità però è che queste vittorie arrivano per mano di corridori privati senza l’appoggio della Fabbrica Lancia. Monsù Censin, infatti, non si vuole impegnare con l’attività delle corse perché, avendo avuto esperienze dirette con la Fiat ed avendo affrontato alcune gare con qualche sua vettura autoprodotta, è ben consapevole che lo sforzo economico sarebbe enorme e molto probabilmente andrebbe a discapito della qualità delle proprie vetture, caratteristica che, da sempre, è una sua priorità.

Vincenzo Lancia abbandona un’idea appena sfiorata di gestire un ramo sportivo per dedicarsi completamente alla cura qualitativa della produzione con grande impegno tecnico e di continua innovazione. La sua ultima vittoria personale avviene nel 1910 a Modena per una prova di velocità sul miglio lanciato, a bordo della sua Lancia Delta, la quale realizza una media di 113km/h. Il pioniere di Fobello ritiene di non aver bisogno di affermazioni sportive per dimostrare che le sue automobili sono le migliori, gli basta la soddisfazione del cliente e del suo passaparola.

La realtà è però differente! Seppur le sue vetture siano costruite con il fine di avere maggior confort e una più lunga durata rispetto alle dirette concorrenti, sono anche dannatamente veloci ed affidabili. Risulta quindi inevitabile che i possessori lancisti dall’animo sportivo finiscano per impiegare i loro gioielli nel campo delle competizioni. Con vetture di serie registrano piazzamenti prestigiosi nei più importanti circuiti italiani e stranieri fin da subito, i quali provocano in Vincenzo Lancia un intimo godimento poiché, nonostante la casa madre non sia mai chiamata in causa, tutto questo successo va a beneficio dell’immagine della Lancia stessa.

Hilliard su Lancia Alfa vince a Savannah nel 1908
Hilliard su Lancia Alfa vince a Savannah nel 1908

Nella gara di Savannah negli Stati Uniti vince la Lancia Alfa di Hilliard nel 1908 e l’anno successivo trionfa la Lancia di Knipper. Gerolamo Radice vince la sua categoria a Modena nel 1909 con una Lancia Alfa. Le Lancia sono protagoniste e vanno a podio anche nel 1911 con Cortese e nel 1912 con Garetto alla Targa Florio e nel 1914 con Battaglin al Circuito Toscano. Dopo la frenata causata dalla Prima Guerra Mondiale si rivedono ben dieci Lancia Lambda alla Mille Miglia del 1927 due delle quali si piazzano al quarto e al quinto posto. Nel 1928 la Lambda di Gismondi sfiora la vittoria in questa stessa gara, sfuggita non per problemi meccanici, ma per un banale incidente quasi al termine della gara mentre è al comando. L’anno successivo Mimy Ayhner vince la categoria femminile sulla Lambda alla Mille Miglia.

1929 Lambda in controsterzo alla Biella Oropa
1929 Lambda in controsterzo alla Biella Oropa

I successi si susseguono negli anni e nel 1934 vediamo la Lancia Astura vincere la massacrante Liegi-Roma-Liegi con Van Naemen-Canciani. Al termine dei 5687 km del Giro d’Italia dello stesso anno vince l’Astura con Nardilli-Pintacuda, al secondo posto assoluto si trova un’altra Astura e nella categoria fino a 1500cc i primi 15 posti sono occupati tutti dalla piccola Lancia Augusta! Alla Targa Florio del 1936 viene calato il poker di Lancia Augusta, le quali occupano i primi quattro posti della classifica assoluta. La Lancia Aprilia segue i successi dell’Augusta vincendo numerose gare, una fra tutte il Rally del Sestriere nel 1950 ad opera di Christillin. Vincenzo però non vuole assolutamente saperne di aprire un reparto di assistenza per le vetture da corsa, arrivando addirittura a punire un concessionario che ha partecipato ad una gara con un’Aprilia revocandogli il mandato di vendita!

1951 - Coppa d'Oro delle Dolomiti - Ippocampo (Umberto Castiglioni) su Aurelia B20
1951 – Coppa d’Oro delle Dolomiti – Ippocampo (Umberto Castiglioni) su Aurelia B20

Con l’improvvisa morte di Vincenzo Lancia avviene però una svolta. L’azienda passa in mano al figlio Gianni, più sanguigno e passionale, grande tecnico ma sicuramente con meno esperienza finanziaria. Il fascino delle corse lo ammalia. Quando prende le redini dell’azienda, le sue Aprilia sono assolute protagoniste nelle competizioni e vincono numerose gare in mano a piloti che sono anche stretti amici. Cerca di frenare la sua voglia di gettarsi nel mondo delle corse assecondando la politica del padre. Resiste con tutte le sue forze, ma si trova circondato da questi suoi amici piloti che sono stati vincenti con l’Aprila prima e lo sono ora con l’Aurelia B10 e che insistono perché fornisca loro delle vetture ancora più performanti e potenti. Non ce la fa a resistere e cede alle pressioni… nel 1951 produce l’Aurelia B21 sulle basi della B10, ma con motore a sei cilindri maggiorato a 1991cc. Quattro di queste vetture partecipano al Giro di Sicilia e si piazzano nei primi quattro posti in classifica generale davanti ad un’Alfa Romeo. Questa scintilla fa prendere fuoco alla passione di Gianni Lancia, passione che divampa velocemente e con prepotenza. I suoi tecnici vengono spronati con sempre maggiore veemenza a trovare soluzioni tecniche ed innovative.

Trofeo Mille Miglia 1951 Bracco primo di classe
Trofeo Mille Miglia 1951 Bracco primo di classe
Trofeo Mille Miglia 1951 Bracco secondo assoluto
Trofeo Mille Miglia 1951 Bracco secondo assoluto

La neonata Aurelia B20 Gran Turismo, prodotta e concepita senza intenti agonistici, dimostra una grande predisposizione per le corse, ancor maggiore della precedente berlina. Alla Mille Miglia dello stesso anno fa scalpore il secondo posto dell’Aurelia B20 guidata da Bracco e Maglioli, clamoroso è infatti il piazzamento considerando che arriva dopo la sola Ferrari di Villoresi-Cassani che dispone di una cilindrata oltre che doppia.

1951 - 24 Ore di Le Mans Bracco
1951 – 24 Ore di Le Mans Bracco

Alla 24 Ore di Le Mans, Bracco in coppia con Lurani ottiene la vittoria di classe e attira l’interesse di Briggs Cunningham, patron dell’omonimo team il quale ha schierato tre vetture per quella gara. Durante la competizione ha notato che l’Aurelia ha subito solo rabbocchi di benzina e nessun intervento per alcun tipo di guasto e non ha patito il benché minimo problema. Finita la gara Cunningham si approccia ai piloti per complimentarsi con loro, ma allo stesso tempo da una sbirciata nel vano motore. Il suo stupore è evidente e chiede all’ing. De Virgilio che ne ha curato il motore, come mai lo abbia lavato al termine della gara, scoprendo invece che è pulito perché, semplicemente, non ha perso una goccia d’olio né di acqua per tutta la durata della gara. Cunningham estasiato ordina immediatamente una Aurelia B20 e poco dopo si presenta a Torino per ritirarla nuova e fiammante, con grande soddisfazione di Gianni Lancia. I giornali in edicola danno grande risalto a questo successo e gli articoli portano titoli come “L’auto per andare a teatro… che vince le corse”!

1951 - 24 Ore di Le Mans - Bracco e Lurani primi di categoria
1951 – 24 Ore di Le Mans – Bracco e Lurani primi di categoria
1951 - 24h di Le Mans - De Virgilio mostra a Cunningham l'Aurelia condotta da Bracco
1951 – 24h di Le Mans – De Virgilio mostra a Cunningham l’Aurelia condotta da Bracco

L’entusiasmo è alle stelle, Gianni Lancia è disposto ad offrire assistenza nelle gare ai gentlemen drivers della Lancia Aurelia. Nel 1951 Ascari e Villoresi vincono il rally del Sestriere, Bracco si aggiudica la 6 Ore di Pescara e Anselmi la Coppa d’Oro delle Dolomiti. Nel 1952 Felice Bonetto vince la Targa Florio in maniera eroica, spingendo in salita fino al traguardo la sua B20 rimasta senza benzina. Il margine accumulato gli consente di conservare il primato sugli inseguitori, secondo si piazza Valenzano e terzo Anselmi, anch’essi su Aurelia B20. Mantovani vince il Giro della Calabria e Valenzano-Paltrinieri si aggiudicano la nuova edizione del Rally di Sestriere.

1952 - Targa Florio - Bonetto vince spingendo la sua B20 al traguardo
1952 – Targa Florio – Bonetto vince spingendo la sua B20 al traguardo
1951 - Partenza della 6 Ore di Pescara - vince Bracco
1951 – Partenza della 6 Ore di Pescara – vince Bracco

È tempo di uscire allo scoperto. Lancia di fatto è entrata nel mondo delle corse e nasce la Scuderia Lancia con vetture curate e preparate da validi tecnici nel Reparto Esperienze. Gianni Lancia è galvanizzato ed eccitato. I continui successi gli valgono fama internazionale e le sue vetture sono sempre più richieste e ricercate.

1952 - 24h Le Mans - Lancia di Bonetto precede una Cunningham
1952 – 24h Le Mans – Lancia di Bonetto precede una Cunningham
1952 - Mille MIglia - Fagioli e Borghi tagliano terzi al traguardo
1952 – Mille Miglia – Fagioli e Borghi tagliano terzi al traguardo

Ora serve un simbolo che vada a contrapporsi al cavallino rampante della Ferrari, un’icona che vada ad identificare la casa madre in modo univoco ed inconfutabile. Gianni Lancia sceglie l’elefantino.

In un certo senso raffigura l’immagine di se stesso, un essere dalla mole importante e possente. Le interpretazioni sono numerose e ancor oggi molti cercano un motivo onorevole e rispettabile per questa scelta. Perché proprio l’elefantino? Il pachiderma dà immagine di sé come animale, sì nobile e possente, ma sostanzialmente statico e pesante. Per una vettura ci si aspetterebbe un animale veloce, scattante, agile e guizzante: tutto il contrario di come è un elefante.

C’è chi si muove fino all’Oriente, per trovare nell’elefante un simbolo di forza. La posizione della proboscide verso l’alto è un porta fortuna. Qualcuno sostiene addirittura che Gianni Lancia abbia scelto questo simbolo perché un mahārāja indiano gliene regalò uno vero in carne ed ossa… La versione più frequente e gettonata è quella che vede Gianni Lancia nel suo ufficio osservare e prendere ispirazione da un fermacarte (o un posacenere) a forma di elefante accompagnato dalla frase “quando un elefante comincia a correre, non lo ferma più nessuno”. Chissà… forse questa è la spiegazione che Gianni ha dato ai suoi collaboratori, per giustificare e mascherare la reale scelta di questo simbolo.

Io credo fortemente alla confidenza che mi è stata rivolta da fonti molto attendibili provenienti dall’interno della famiglia Lancia, il cui racconto descrive un padre affettuoso che si dedica ai figli leggendo loro le fiabe. Una di queste, la più amata da loro bambini, è la storia di un elefantino di nome Babar che, una volta visitata la città, porta ai suoi bambini nella giungla i benefici della civilizzazione. Babar nasce dalla penna di Jean de Brunhoff nel 1931 ed il disegno di questo personaggio e degli altri componenti della sua famiglia è incredibilmente somigliante all’elefantino sfoggiato nelle vetture da corsa della casa torinese. Mi piace pensare e credere che anche in questo simbolo, oltre che nelle vetture da lui prodotte con capacità e coscienza, ci sia il cuore e l’anima di un uomo autorevole e pieno di sé, ma non privo di debolezze e fragilità.

Sorprendente la somiglianza fra Babar e l’elefantino Lancia

L’elefantino è inizialmente di colore blu e viene concesso a fregio delle vetture Lancia iscritte alle competizioni sia con preparazione di serie come le Aurelia, sia nella categoria sport come le serie D. L’elefantino viene impiegato fino al 1955, quando, con la morte di Alberto Ascari, Lancia abbandona le corse e tutti i mezzi vengono ceduti alla Ferrari.

Nel 1960 nasce il Club Hi.Fi., acronimo di High Fidelity, in seguito HF, che accoglie fra i suoi soci i clienti più fedeli del marchio offrendo loro sconti per ricambi, riparazioni, acquisti di nuove Lancia ed inviti ad eventi esclusivi e gran galà.

Nel 1963 l’elefantino torna a simboleggiare l’attività sportiva rientrando quadruplicato nel logo della Scuderia HF di Cesare Fiorio nata per dare appoggio ai clienti sportivi del Club Hi.Fi. e proseguita con l’attività sportiva ufficiale del Reparto Corse Lancia.

HF Squadra Corse

Ormai in mano alla Fiat, il logo dell’elefantino viene impiegato fino al 1974 sulle vetture che vincono il mondiale (Fulvia, Strato’s e Beta) per poi essere nuovamente messo da parte. La 037, l’S4 e la Delta e le loro schiaccianti vittorie non sfoggeranno più lo storico simbolo. Questo riapparirà solo sulla versione stradale della Delta HF e Dedra HF rosso e al centro della sigla HF gialla. Dalla Delta seconda serie nel logo rimarrà soltanto il simbolo HF, perdendo l’elefantino.

Quando però il Gruppo Fiat vede in Lancia i suoi periodi più bui ed in vorticoso declino, non esita a rispolverare il glorioso simbolo, puntando sulla nostalgia dei lancisti rimasti cercando di riesumando i nomi delle vetture vittoriose del passato da assegnare a vetture improbabili. Questi simboli accantonati vengono rispolverati e riappiccicati sulle nuove automobili cercando di ricondurre alla mente le storie di successo ed il richiamo di stile del passato. Nel 1997 la nuova Lancia Y presenta nuovamente l’elefantino, forse la più degna delle nuove arrivate a portare il logo perché la piccola riscuote grande successo nel segmento B per numerosi anni grazie al suo ottimo rapporto qualità/prezzo, caratteristica eleganza, materiali pregiati e finiture di classe.

Il logo dell’elefantino viene spremuto e sfruttato all’esasperazione, fino a portare allo sdegno i vecchi lancisti che vedono il glorioso logo affiancato a un nuovo stile glamour ed ecochic. L’immagine di un elefantino che trasporta borsette di avvenenti signorine cozza malamente contro il significato originale sportivo.

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